Edith Bruck, testimone per la vita
Da Auschwitz a Kaufering, Landsberg, Dachau, Christianstadt e Bergen-Belsen
Il 27 gennaio 1945 la 60ª Armata russa varcava i cancelli di Auschwitz-Birkenau, e documentava l'orrore dei campi di sterminio. Ma il dramma dei deportati non finì quel giorno, e la memoria deve andare anche a tutti coloro che fino agli inizi di maggio continuarono a subire l'orrore dei campi non ancora liberati, come Edith Bruck. E come ci hanno sempre ricordato Marcello Martini e Italo Tibaldi. Così, all'indomani delle celebrazioni del 27 Gennaio, perché non si pensi che basta voltare pagina perché tutto sia finito, noi proponiamo questa "pillola", un'anteprima del documento-intervista che siamo preparando sulla testimonianza inedita che ci ha rilasciato Edith Bruck e che vedrà la luce il prossimo 15 aprile, nel ricordo di quello stesso giorno del 1945, quando i soldati della 11ma Divisione corazzata dell’Esercito britannico sotto il comando del generale Bernard Montgomery, entrarono nel campo di sterminio di Bergen Belsen, dove impiegarono più di un mese per sanificare l’intera area, durante il quale morirono oltre 13 mila detenuti, troppo debilitati per riuscire a sopravvivere. E' il nostro omaggio alla memoria delle 70 mila vittime di quel campo, in massima parte ebrei ma anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova, detenuti politici e prigionieri di guerra.
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L'attualità del pensiero di Edith Bruck
In pillole l'attualità del pensiero di Edith Bruck, dalla guerra in Ucraina alle riflessioni sul nostro passato
Siamo tutti i giorni "bombardati" da notizie sulla guerra in Ucraina, ma ci siamo chiesti come percepiscono la guerra i nostri giovani, cosa si dicono fra di loro, se si schierano e con chi? Sembra che loro siano lontani, che non se ne curino, che la guerra non riguardi loro. Invece non è così, anche perché saranno soprattutto loro a pagarne le conseguenze. Se l'è chiesto Edith Bruck, deportata prima ad Auschwitz e poi a Bergen Belsen.
Non si può fare un "esercizio di memoria" parziale. Certo ci vogliono coraggio e autorevolezza, come quelli di Edith Bruck, per ammettere che non abbiamo ancora fatto un serio esame di coscienza. Siamo tutti portati ad attribuire al nazismo e alla Germania la responsabilità dell'olocausto, nascondendo invece le nostre responsabilità, quelle delle complicità e quelle, assai più numerose e non meno gravi, dei silenzi per convenienza o codardia!